Chiunque creda che la torta Mimosa sia stato scelto tra i per caso, non sa che non si tratta solo di un semplice collegamento al fiore scelto per la sua bellezza e solarità da regalare alla festa della donna, si sbaglia! C’è un reale e profondo significato per l’associazione floreale.
Il caso della torta mimosa è diverso: nasce a Rieti negli anni Cinquanta, come detto, per mano del cuoco Adelmo Renzi, originario di San Filippo di Contigliano, titolare di un ristorante nel centro della cittadina.
Questo riguarda solo per la mimosa (torta) deve il nome alla mimosa (fiore) sia per via del suo aspetto ma anche per una trovata che oggi chiameremmo food design, ma c’è uno Storytelling del food, che si mischia all’etica umana per questo fregio.
Grazie alla capacità, insita nella mimosa, di fiorire e resistere anche in terreni difficili, riuscendo ad essere bella, così associabile alla storia femminile attraverso la resilienza delle donne, capaci di rialzarsi dopo ogni difficoltà.
Simboleggiando anche la suddetta ricordando le lotte per i diritti svolte all’epoca della nascita dello stesso e per i diritti che ancora rivendicano, non a caso resistono in società come il fiore in natura, per arrivare alla propria bellezza e sognare parità di genere.
Infatti la mimosa di per se è un fiore selvatico, che cresce senza essere curata da altri, se non se stessa e resiste naturalmente alle intemperie.
Così anche l’origine del dolce è travagliata, quasi avvolta da un fitto mistero, fatto di piccoli aggiustamenti tradizionali magari vecchi di secoli.
Il dolce è non è solo un’invenzione di un cuoco degli anni Cinquanta rivendicato dallo stesso solo nel 1962. La gloria, arrivata dopo con la notorietà, ha fatto si che esistessero molte varianti, ma soprattutto perché la ricetta essendo segreta spesso è stata fraintesa. Ma questo dettaglio non nasconde la paternità del dolce attribuita ad Adelmo Renzi un profondo inventore, che, però, non ha mai rivelato la sua ricetta.
Nel 1962 la torta mimosa inizia la sua esistenza in segreto, proseguendola così fino al maggio dello stesso anno, quando Adelmo Renzi portò la torta a Sanremo, per un concorso di pasticceria, in quel della città dei fiori. L’idea era quella di omaggiare la città con un dolce unito a qualcosa di prezioso per i cittadini, cioè un fiore, ed ovviamente vinse. Non fu merito solo per il richiamo bucolico ma perché come sapete è buonissima.
Infatti la calotta del dolce è fatta di pezzetti di pan di Spagna, gialli, che ricordano davvero le semisfere dei piccoli fiori. Per essere tutto naturale o per l’idealistica bontà delle donne è tutto naturale, non ci sono aggiunte coloranti o altro. Per farle occorre tagliare orizzontalmente una fetta di pan di Spagna e di rimuoverne la parte interna che, frantumata, si userà per renderle spumose come l’effetto-mimosa.
Così il pan di Spagna della copertura spesso è bagnato con un liquore dolce, tipo Marsala o Maraschino, o a volte con un succo d’ananas. Nella farcitura ovviamente c’è la crema pasticciera, che giallognola fa pendant, cui può essere aggiunta un po’ di panna montata o in certi casi della confettura. Infine per esaltare il giallo della superficie del dolce c’è chi spolvera le briciole di pan di Spagna con un po’ di curcuma.
Dalla Redazione, per ogni 8 marzo, celebrando la storia, BUONA FESTA DELLE DONNE A TUTTE!
Eugenio Fiorentino