Il mondo culinario e gastronomico è spesso falcidiato da mode e tanto altro, così tra queste c’è lo Slow food, per rivalutare i semplici artigiani del gusto, proprietari di piccole realtà gastronomiche.
Senza riempirci la bocca di altri paroloni internazionali, capiamo meglio di cosa tratta.
Scopriamo che è un Movimento fondato in Italia come risposta al primo espandersi delle catene di fast food, super mercati e ipermercati nel 1986.
Perchè purtroppo rincorrendo varie mode, necessità economiche sembrava che il cibo si allontanasse troppo dalla propria origine primaria di donare piacere con il vero gusto.
Non a caso, tuttora, certe piccole attività produttrici sono penalizzate dai colossi dai grandi catene di mercato grossolano.
Ugualmente, anche la primaria produzione alimentare si è avvilita, tra gli allevamenti di bestiame da carne, da uova, da latte, perdendo la primaria purezza come già avvenuto, ricordando il primario consumismo e lo stile intensivo tipico di paesi come gli USA.
Ma la domanda è: “Cos’è lo Slow Food?” Altro non è che un movimento che si impegna nella valorizzazione di prodotti alimentari genuini e sani, nel totale rispetto sia dei produttori sia dell’ambiente in cui questi operano.” Attraverso questo dovrebbe nascere una rivalutazione per chi tratta ma soprattutto lavora con le materie prime alimentari pure. In poche parole dovrebbe a far nascere una cultura promuovendo il gusto attraverso il cibo sano, lento, preparato con cura, ottenuto da prodotti come di stagione, lavorando al dettaglio che si oppone alla cultura della velocità della civiltà industriale.
Non vuol dire che sia contro i fast food, ma combatte contro le culture sbagliate come quella dell’hot dog mangiato velocemente per strada, o degli hamburger pronti in tre minuti, o di altri cibi precotti.
Così lo Slow food promuove anche il rispetto per i piccoli produttori, vuole salvaguardare le eccellenze locali e ogni forma di produzione che rispetti l’ecosistema e l’ambiente.
Ma proviamo a capirci meglio. Questo Slow Food è semplicemente la battaglia nel voler guidare la scelta dei consumatori?
Ebbene si! Ma non solo il piccolo consumatore casalingo, anche verso i proprietari di attività che per resistere nell’economia si affidano a scelte di mercato convenienti per costo ma per qualità e freschezza di prodotto e servizio, no.
Così lo si prova a proteggere nelle scelte. Infatti è proprio il consumatore( intermedio e finale) ad essere al centro della contesa, provando a mettere nelle sue mani la scelta migliore per salute, piccola economia, provando a far capire come sia meglio acquistare dal piccolo produttore locale invece che al supermercato scegliendo tra carni da allevamenti intensivi, verdure fuori stagione, prodotti sempre più plasticati e confezionati.
Purtroppo in qualsiasi metropoli è una scelta difficile, perché si vanno moltiplicando i gruppi d’acquisto di prodotti tra supermercati ed altre grandi catene che ammazzano la purezza della piccola economia alimentare e così non è facile raggiungere il fine mese. Diametralmente opposta è la situazione più facile invece per chi vive, per così dire, in campagna.
Fortunatamente, in Italia è un movimento in ascesa, infatti sono nati “presìdi” Slow Food, con un importante obiettivo: “I presìdi sostengono le piccole produzioni tradizionali che rischiano di scomparire, valorizzano territori, recuperano antichi mestieri e tecniche di lavorazione, salvano dall’estinzione razze autoctone e varietà di ortaggi e frutta.”.
La speranza è che questi diano il giusto insegnamento nel voler sempre sorreggere le piccole attività, anche quelle a carattere familiare, produttrici di un prodotto sano e che rischiano di essere adombrate dalle grandi produzioni o dalle medesime presenze di Centri commerciali che provocano una concorrenza sleale di prezzo ma non di qualità. Ne va della nostra salute… RIFLETTETE!
Eugenio Fiorentino