SChe si chiami Zeppola o Sfincia, ogni dolce che celebri la festa del papà ha una propria storia. Dopo aver raccontato dello Storytelling del food della Zeppola di San Giuseppe, tipico dolce napoletano per celebrare è giusto raccontare, scoprendo che non si è tanto distanti, anche quello dell’altra paterna dedica, cioè la Sfincia siciliana.
Questa ricorda vagamente l’altro dolce, vuoi l’amarena posta al di sopra del ripieno del bignè, ma un candito del genere è quasi tipico nello Storytelling del food di molti dolci siciliani.
La sfincia di S. Giuseppe ha origini piuttosto antiche, e non è una primaria invenzione dei siciliani. Inizia trattandosi di una evoluzione dei classici pani dolci arabi.
Infatti l’origine di questo dolce è molto antica sembra che sia l’evoluzione di farinacei o dolci arabi o persiani fritti nell’olio, come delle frittelle. Da loro inizierà un etnico, religioso e culturale Storytelling del food.
Infatti la frittella sarà poi trasformata in un dolce prelibato e gustoso dall’abilità delle suore del monastero delle Stimmate di San Francesco. Tramandando il tutto ai pasticcieri palermitani e l’hanno dedicato a San Giuseppe. Lui il Papà putativo di Gesù Cristo, uomo umile e buono, come umili e buoni del resto sono anche gli ingredienti.
Infatti se per la Zeppola l’assegnazione cristiana, farebbe risale alla fuga in Egitto della sacra famiglia, quando San Giuseppe, per sfamare Maria e Gesù, dovette affiancare al mestiere di falegname quello di friggitore e venditore ambulante di frittelle. L’occasione non vincola al gusto, ma al bignè.
Così queste non dovevano essere solo o per forza con crema, ma il ripieno poteva variare.
Furono poi le suore dell’antico Monastero delle Stimmate di Palermo a tramandare la ricetta ai pasticcieri palermitani. Questi, giustamente, per rendere proprio il dolce contribuirono ad arricchire la ricetta molto semplice con la ricotta e la frutta candita. Diventando, o meglio, trasformandola nel dolce che tutti oggi conosciamo.
Ma da dove deriva il nome della Sfincia di S. Giuseppe?
Il nome “sfincia” ha origini molto antiche e racconta molto del percorso variegato di popolazioni che sono passate in Sicilia. Il termine latino Spongia significa spugna. Questo è dopotutto un termine che ben descrive la consistenza della pasta ed anche del la forma di questo dolce. Su tutto perché dimostrante buone qualità di raccolta grazie alla propria porosità.
Ma il termine sfincia non deriva direttamente dal latino ma dall’arabo. O meglio, forse sarebbe possiamo dire che si tratti di un arabo mescolato con il latino.
Questo perchè è capitato quando gli arabi infatti arrivano nel nord Africa. Trovandosi in un territorio che per lungo tempo è stato una provincia romana e quindi si parlava prevalentemente il latino. Quindi il termine spongia diventa isfang, e giunge in Sicilia con la dominazione araba a partire dall’800.
Un viaggio decisamente affascinante che ci fa capire come le nostre culture siano “contaminate” da mescolanze di tante culture passate.
Come detto all’inizio è tipico della festa di San Giuseppe, ma lo si trova nelle pasticcerie praticamente tutto l’anno, o almeno fino a quando si trova la ricotta fresca.
Eugenio Fiorentino