Con Carmine Apetino abbiamo un pò chiacchierato, perché non raggiungono mai determinati traguardi per caso o fortuna, soprattutto nel mondo della Pizzeria. C’è bisogno di tanto allenamento, gavetta o meglio di creare un proprio Storytelling Del Food, così, ispirati dalla vittoria, è nato un certo interesse per comprendere come sia stato possibile, quindi spazio all’intervista.
Carmine, la Pizzeria Add e figliol è riconosciuta come essere il non plus ultra della Pizza fritta, perciò ti aspettavi di poter raggiungere questa vittoria?
No, sincermante no. Perché le olimpiadi della pizza organizzata dall AVPN è una competizione internazionale nella quale il livello è molto alto e si viene valutati su tutti gli aspetti, dalla preparazione dell’impasto fino alla cottura finale del prodotto pizza. Quindi lo storico nome che porto mi ha si tantissimo aiutato nella mia fomrazione grazie ovvimanete a mio padre che mi ha trasmesso tutti i segreti di questo mestiere e l’esperienza di 6 generazioni di piazzioli, ma nella competizione viene valutata la bravura del pizzaiolo non il brand.
La tua formazione e la conseguente carriera si è sempre svolta tra le mura della Pizzeria “madre” o hai potuto apprendere anche altrove?
Come ho gia detto è stato mio padre principalmente a trasmettermi tutte le conoscenze necessarie e praticando la sede storica di forcella insieme a mio padre ho avuto la fortuna di poter osservare le zie accarezzare quelle pizze per anni e questo devo dire che è stata una fortuna non da poco. Quindi ho avuto una formazione una base molto importante. Ma la vera e propria pratica del mestiere è iniziata quando a 16 anni aiutavo mio fratello nella sede di Casoria (dove sono tutt oggi) è lì pian piano mi sono ritrovato in prima linea con mio fratello da cui ho appreso molto. Quindi diciamo che si “solo” nelle mura della pizzeria madre ma ho avuto modo di sperimentare poi tante cose nella sede di casoria insieme a mio fratello Genny.
Perciò com’è la tua interpretazione di Pizza fritta, innovativa o tradizionale?
Bhe… questa è una bella domanda.
Ovviamente la tradizione è la tradizione.
Da ricordare sempre per non distaccarsi troppo da un prodotto che è la pizza fritta che nasce gia di suo delizioso, fragrante, profumato e se fatto bene anche assolutamente digeribile! Ma d’altro canto penso che sia giusto innovare. Innovare nella ricerca dei prodotti che utilizziamo per farcire la nostra pizza, in che modo la si farcisce se un ripieno o una montanara.
L’innovazione io credo nn sia altro che l’equilibrio dei sapori tra l’impasto e gli ingredienti. Ad esempio la Chicchinese o la pizza con il soffritto che sono 2 nostre specialità sono dei cult anche non essendo la vera e propria pizza tradizionale.
Un antico detto napoletano recita: “Nu cagna a vij vecchia pa nov”, nel tuo lavoro produttivo quanto è stato importante?
Si, vale un pò il discorso di prima. Io credo che sia importante ricordarsi sempre delle basi. Guardare sempre al prodotto finito che noi vogliamo ottenere.
Ma raccontaci un pò della competizione, c’era ansia, non tanto per la stessa ma per il confrontarsi con altri Pizzaioli? Come si è svolta?
Si! Le olimpiadi sono state prima di tutto una fantastica esperienza dove si impara molto si conoscono tante persone e sopratutto io mi sono divertito molto. Anche perche c’è stata un organizzazione vermante importante e quando è cosi appunto vieni messo in condizione di esprimerti al meglio.
Si un pò di ansia c’è stata devo dire ma non troppa perché comunqie io amo il mio mestiere e quindi mi diverto sempre nel fare delle pizze. La cosa che un po mi ha messo sotto pressione è che si è sempre osservati dai giudici nelle varie prove, come lavori l’impasto, la manipolazione la cottura e tutto fa punteggio e diciamo questo mette un po di pressione ma non troppa alla fine.
Nelle varie prove cosa hai voluto dimostrare per vincere?
Non saprei. Forse la passione che ho proprio per la pizza in generale ma sopratutto per la pizza fritta che è la mia specialità.
Cosa ti ha permesso di trionfare?
Credo l’impegno e la passione con la quale poi ho portato ai giudici una pizza fritta degna del nome dell’ Antica Pizzeria D’è figliole!
Cosa ti resta e cosa credi di poter insegnare con questa vittoria?
Sicuramente mi resta prima di tutto una grande soddisfazione per aver vinto una competizione importante nella quale il livello è alto ma sopratutto un ulteriore stimolo nel portare avanti la tradizione di famiglia che con me è arrivata alla 6 generazione di pizzaioli e rendere onore al buon nome del Antica pizzeria D’è figliole simbolo della pizza fritta a Napoli dal 1860.
Cosa credi di poter insegnare cn questa vittoria?
Semplicemente che se si mette passione e amore in quello che si fa, nonostante la giovane età, si possono ottenere grandi risultati!
Così ringraziamo ancora Carmine per l’esclusiva che ci aiuta a comprendere bene come la gioventù possa scrivere in un qualcosa di già storico un proprio Storytelling del food.
Eugenio Fiorentino