Raccontare le dinamiche di vita dei mestieri storici non è mai facile, soprattutto quando basate su insegnamenti arrivati attraverso tradizioni. Nella città di Napoli ogni mestiere dedito al produrre cibo spesso è un qualcosa che si tramanda di padre in figlio.

Infatti i “segreti del mestiere si imparano sul campo perchè si celano dietro a dinamiche di “vita sconosciute” a chi non c’è dentro, così Francesca Saturnino ha voluto raccontare l’arte di fare il tarallo a Napoli, nel libro: ““Fortunato, storia dell’ultimo tarallaro napoletano”, che sarà presentato il 02/12/21 al Mondadori Bookstore Napoli. 

Un libro che si preannuncia davvero interessante, perchè, riproponendo ciò che Francesca ha scritto nella presentazione social, racconta la storia di 𝘍𝘰𝘳𝘵𝘶𝘯𝘢𝘵𝘰 𝘉𝘪𝘴𝘢𝘤𝘤𝘪𝘢 𝘯𝘢𝘤𝘲𝘶𝘦 𝘢 𝘕𝘢𝘱𝘰𝘭𝘪 𝘯𝘦𝘭 1917: 𝘧𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘷𝘦𝘥𝘰𝘷𝘢 𝘥𝘪 𝘨𝘶𝘦𝘳𝘳𝘢 𝘦 𝘥𝘪 𝘶𝘯 𝘤𝘰𝘤𝘤𝘩𝘪𝘦𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘭𝘰 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘯𝘰𝘣𝘣𝘦 𝘮𝘢𝘪. 𝘊𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘵𝘳𝘢 𝘚𝘦𝘥𝘪𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘗𝘰𝘳𝘵𝘰 𝘦 𝘪𝘭 𝘗𝘦𝘯𝘥𝘪𝘯𝘰, 𝘵𝘳𝘢 𝘪 𝘥𝘪𝘴𝘤𝘩𝘪 𝘥𝘪 𝘮𝘶𝘴𝘪𝘤𝘢 𝘭𝘪𝘳𝘪𝘤𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘥𝘳𝘦 𝘦 𝘭𝘦 𝘭𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘪 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘷𝘪𝘤𝘰𝘭𝘰, 𝘱𝘪𝘦𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘷𝘦𝘯𝘥𝘪𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘢𝘮𝘣𝘶𝘭𝘢𝘯𝘵𝘪. 𝘐𝘴𝘤𝘳𝘪𝘵𝘵𝘰 𝘢𝘭 𝘤𝘰𝘭𝘭𝘰𝘤𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘰𝘭𝘵𝘳𝘦 𝘵𝘦𝘯𝘵’𝘢𝘯𝘯𝘪, 𝘱𝘦𝘳 𝘴𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘭𝘶𝘯𝘢𝘳𝘪𝘰, 𝘥𝘰𝘱𝘰 𝘮𝘪𝘭𝘭𝘦 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘪, 𝘴𝘪 𝘧𝘦𝘤𝘦 “𝘵𝘢𝘳𝘢𝘭𝘭𝘢𝘳𝘰”. 𝘊𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘤𝘢𝘳𝘳𝘰𝘻𝘻𝘪𝘯𝘢/ 𝘷𝘦𝘵𝘳𝘪𝘯𝘢 𝘪𝘵𝘪𝘯𝘦𝘳𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘩𝘢𝘯𝘥 𝘮𝘢𝘥𝘦, 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘰 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘰𝘳𝘳𝘦𝘷𝘢 𝘧𝘢𝘵𝘪𝘤𝘰𝘴𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘮𝘦𝘻𝘻𝘢 𝘕𝘢𝘱𝘰𝘭𝘪 𝘢 𝘱𝘪𝘦𝘥𝘪, 𝘴𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢𝘯𝘥𝘰𝘴𝘪 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘓𝘰𝘨𝘨𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘷𝘦𝘳𝘴𝘰 𝘪 𝘘𝘶𝘢𝘳𝘵𝘪𝘦𝘳𝘪 𝘚𝘱𝘢𝘨𝘯𝘰𝘭𝘪, 𝘭𝘢 𝘗𝘪𝘨𝘯𝘢𝘴𝘦𝘤𝘤𝘢, 𝘪𝘭 𝘤𝘦𝘯𝘵𝘳𝘰 𝘢𝘯𝘵𝘪𝘤𝘰. 𝘛𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘭𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘦𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘦 𝘭𝘰 𝘤𝘦𝘳𝘤𝘢𝘷𝘢𝘯𝘰. 𝘋𝘦 𝘚𝘪𝘤𝘢 𝘭𝘰 𝘷𝘰𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘶𝘪 𝘴𝘶𝘰𝘪 𝘴𝘦𝘵, 𝘌𝘥𝘶𝘢𝘳𝘥𝘰 𝘤𝘪 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘤𝘤𝘩𝘪𝘦𝘳𝘢𝘷𝘢 𝘲𝘶𝘰𝘵𝘪𝘥𝘪𝘢𝘯𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘗𝘪𝘯𝘰 𝘋𝘢𝘯𝘪𝘦𝘭𝘦 𝘨𝘭𝘪 𝘥𝘦𝘥𝘪𝘤𝘰̀ 𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘧𝘢𝘮𝘰𝘴𝘪𝘴𝘴𝘪𝘮𝘢 𝘤𝘢𝘯𝘻𝘰𝘯𝘦. 𝘈 𝘴𝘦𝘵𝘵𝘢𝘯𝘵𝘶𝘯’𝘢𝘯𝘯𝘪, 𝘥𝘰𝘱𝘰 𝘰𝘭𝘵𝘳𝘦 𝘮𝘦𝘻𝘻𝘰 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘰𝘯𝘰𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘰, 𝘱𝘢𝘳𝘤𝘩𝘦𝘨𝘨𝘪𝘰̀ 𝘪𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘦𝘨𝘨𝘪𝘯𝘰. 𝘌̀ 𝘴𝘤𝘰𝘮𝘱𝘢𝘳𝘴𝘰 𝘴𝘦𝘵𝘵𝘦 𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘥𝘰𝘱𝘰, 𝘯𝘦𝘭 1995. 𝘚𝘶 𝘪𝘯𝘷𝘪𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘪𝘨𝘭𝘪𝘢 𝘕𝘦𝘭𝘭𝘺, 𝘩𝘰 𝘳𝘢𝘤𝘤𝘰𝘭𝘵𝘰 𝘭𝘦 𝘮𝘦𝘮𝘰𝘳𝘪𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘰 𝘵𝘢𝘳𝘢𝘭𝘭𝘢𝘳𝘰 𝘯𝘢𝘱𝘰𝘭𝘦𝘵𝘢𝘯𝘰: 𝘦 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘕𝘢𝘱𝘰𝘭𝘪 𝘤𝘩𝘦, 𝘧𝘰𝘳𝘴𝘦, 𝘯𝘰𝘯 𝘦𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦 𝘱𝘪𝘶̀.”

Tante, troppe tradizioni che il corso della storia, degli eventi e delle mode rischiano di nascondere o trasformare. Quindi ben vengano tutte queste reali testimonianze.

Ringraziamo Francesca per la possibilità di condivisione e per l’invito all’evento.

Eugenio Fiorentino

 

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